Capienza di una tomba di famiglia
circa un mese e mezzo fa è mancato mio padre. Abbiamo disposto la tumulazione nella tomba di famiglia nel cimitero del Verano – Roma, concessione del 1890 poi rilevata da mio nonno negli anni sessanta, della superficie totale di mq 5.
Ebbene, l’AMA spa, che gestisce i cimiteri capitolini, ha preteso che venisse effettuata a mie spese la verifica di capienza, perchè la tomba risultava occupata da più di dieci persone, tra feretri, cassette ossario e ceneri; la prima verifica ha stabilito la presenza, come affermato da me e dai miei congiunti, di un posto per il feretro di mio padre. Non paga Ama ha disposto una seconda apertura d’ufficio in esito alla quale sono stati accertati 2 cassette ossario della fine dell’800, 9 salme in bara e un’urna cineraria.
Morale, secondo Ama dovevo pagare il c.d. “posto in più”, per euro 2.734,10 euro. Ho pagato…
Le domando se, essendo disponibile un posto e non trovandosi alcun riscontro numerico nella concessione, sia corretta l’applicazione del balzello senza il pagamento del quale non avrei potuto tumulare. In sostanza se si tratti effettivamente di un posto in più e se sia lecito ciò che mi è stato chiesto.
Avvocato
I rapporti fra le parti, nel caso di una tomba di famiglia, sono regolati dalle clausole della concessione, e dal Regolamento di Polizia Mortuaria comunale.
In questo caso nulla è detto nella concessione e nel regolamento di Roma vigente dal 1976 si trova:
Art. 41 Nelle sepolture costruite dai privati il numero delle salme da tumulare è determinato dai relativi atti di concessione: esso, di norma, è limitato al doppio dei metri quadrati di area concessa.
Valgono quindi queste condizioni; su 5 mq la concessione originaria permette un massimo di 10 “salme”. Un problema può nascere dall’interpretazione del termine “salma”.
Nel processo di disfacimento delle spoglie mortali di un defunto, queste passano attraverso vari stadi:
– fino a che il medico necroscopo non ha certificato la morte, sono definite “salma”
– poi sono classificate “cadavere” per 10 anni se sepolte in terra, per 20 anni se tumulate in loculo
– poi diventano “resti mortali” finchè siamo in presenza di tessuti biologici, ovvero “resti ossei” se completamente mineralizzati (scheletro).
Nella pratica si usa “posto salma” per indicare lo spazio occupabile da un feretro (ovvero bara + contenuto), ovvero una fossa o un loculo; in pratica quando si parla di “spazi” si una il termine “salma”.
Il Comune avrebbe dovuto definire meglio i termini usando “defunto” al posto di “salma”, ma il criterio di limitare il numero dei defunti contenuti in una tomba di famiglia piuttosto che far riferimento alla capienza non sembra criticabile; basti pensare che, dato che in un loculo ci possono stare un feretro e 4 fra cassette ed urne, con il criterio capienza, nel suo caso con 10 loculi si potrebbero seppellire nella tomba 50 defunti in 5 mq. alle stesse condizioni economiche di concessione dei 10 originari.
Non siamo riusciti a trovare la deroga o il caso particolare che le ha permesso di seppellire un ulteriore defunto oltre ai 3 già in surplus, e che, probabilmente, risalendo a prima dell’approvazione del Regolamento vigente, sono condonati: probabile un riferimento nel tariffario. Un defunto è sempre un defunto, a qualsiasi stadio di trasformazione sia arrivato.
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