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Traslazione/spostamento di salma senza avvisare i familiari
Una mia assistita mi riferisce che al cimitero non ha ritrovato il loculo ove era sepolta la sorella nonostante avesse rinnovato circa 10 anni fa la concessione trentennale.
Non ha ritrovato nemmeno la lapide con la relativa foto.
considerata la Vostra esperienza in materia cosa mi consigliate di fare oltre ad una PEC al comune in cui chieder� delucidazioni riservando azioni sia in campo civile che penale?
Studio legale
Prima di tutto bisogna verificare la documentazione in possesso della sua assistita, in particolare il documento di rinnovo della concessione e la ricevuta di pagamento.
A completamento, si può visionare il Regolamento di Polizia Mortuaria vigente all’atto della concessione e quello vigente all’atto del rinnovo, per verificare eventuali condizioni.
Poi si può verificare l’iter della defunta dal momento in cui è entrata nel cimitero: lo si desume dal Registro cimiteriale dove deve essere registrato dove è stata sepolta e quando, e dove è stata spostata e quando. E’ un documento obbligatorio che il Comune deve redigere.
Si rintraccia così l’attuale collocazione dei resti; potrebbero essere finiti in campo inconsunti perché non ancora mineralizzati o in ossario comune direttamente se mineralizzati (scheletro), oppure spostati in altro loculo.
Caso A) Il Comune aveva il diritto di spostare i resti per una causa qualsiasi (richiesta da parte degli aventi diritto, pubblica incolumità, esigenze organizzative del servizio, scadenza della concessione per mancato pagamento, ….)
Va verificata la documentazione di rinnovo della concessione, e in primis se il Comune era a conoscenza del recapito/indirizzo/modalita’ di contatto degli aventi diritto che avrebbe dovuto contattare in ogni caso, non fosse altro che per avere disposizioni sulla collocazione dei resti, collocazione su cui decide secondo giurisprudenza prevalente, la persona affettivamente piu’ vicina al defunto, in genere in primis il coniuge/convivente e in mancanza di questo i figli/genitori e cosi’ via per gradi di parentela successivi.
Non e’ detto che coincidano con chi ha pagato la concessione; potrebbe essere stato interessato il coniuge/convivente della sorella o il padre/figlio (parenti di primo grado); la sorella è parente di secondo grado. Il Comune interessa il famigliare più vicino, non deve interessare tutti i parenti.
Nel caso di non possibilità di individuazione, prima di procedere, il Comune deve fare una indagine anagrafica per rintracciare gli aventi diritto e affiggere un avviso in cimitero per adeguato periodo (di solito almeno 6 mesi).
Caso B) il Comune non aveva diritto di spostare i resti, che però sono rintracciabili; ne risponde e si può chiedere il ripristino a sue spese e i danni, anche morali, specie se i resti sono finiti nell’ossario comune e non sono più distinguibili. La richiesta va fatta in primis dagli aventi diritto, non è detto che sia la sua assistita.
Caso C) i resti sono “spariti” senza che se ne trovi traccia; si tenga presente che Il Comune ha l’obbligo della custodia cimiteriale nell’ambito dei servizi cimiteriali a loro volta ricompresi nei servizi sociali che fanno parte delle funzioni fondamentali dell’Ente. Il che significa che deve vigilare che nessuno violi le sepolture.
Se il fatto Caso B) e Caso C) fosse successo dopo almeno 20 anni dalla tumulazione non si configura il vilipendio, la sottrazione o l’occultamento di cadavere, in quanto dopo 20 anni il cadavere viene classificato resto mortale, ma rimane la violazione di sepolcro (CP art. 407) e la mancata vigilanza da parte del Comune.
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