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Concessione o Tomba gentilizia per sola conservazione di urne contenenti ceneri di membri di una associazione
Ad oggi la legislazione italiana consente la realizzazione di cimiteri chiusi al pubblico, per sola conservazione di urne contenenti ceneri di membri di una associazione, da realizzarsi su terreno privato?
In materia non è chiarissimo cosa si può fare.
Diamo di seguito una nostra interpretazione della normativa.
Il cimitero (T.U.ll.ss. n. 1265/1934), può essere solo comunale e deve sorgere su suolo comunale, per gli effetti dell’art. 824 del C.C. (e del successivo art. 825).
E’ possibile ottenere un reparto speciale nel cimitero dove seppellire i defunti cremati da una Arciconfraternita (o Confraternita), pagando la concessione in genere a seconda del numero dei posti salma previsti come se fosse una enorme tomba di famiglia. Per la procedura si veda la risposta al quesito E’ possibile gestire un cimitero privato all’interno di un cimitero pubblico?
il T.U.ll.ss. n. 1265/1934 art. 340 “dice che è vietato seppellire un cadavere in luogo diverso dal cimitero, eccetto in cappelle private non aperte al pubblico”. ma non parla di ceneri, che infatti possono essere disperse o affidate.
L’art. 343 c.2 T.U.ll.ss. n. 1265/1934 dice:” Le urne cinerarie contenenti i residui della completa cremazione possono essere collocate nei cimiteri o in cappelle o templi appartenenti a enti morali o in colombari privati che abbiano destinazione stabile e siano garantiti contro ogni profanazione.” Ma non specifica se questi debbano essere collocati entro i cimiteri; la dizione “o” si può interpretare come alternativa ai cimiteri.
L’art. 338 c.1 recita:” I cimiteri devono essere collocati alla distanza di almeno 200 metri dal centro abitato, tranne il caso dei cimiteri di urne”. Il che indica implicitamente che si possono fare cimiteri di urne e che questi non hanno distanze prescritte.
Se l’Arciconfraternita è un Ente morale e non ha fini di lucro, se, d’accordo con il Comune, cede il terreno allo stesso in modo che diventi di proprietà comunale, paga la concessione al Comune per l’uso dell’area, e il tutto assume la specie di Tempio, visto che non deve rispettare le distanze dal centro abitato, si può procedere praticamente dovunque.
Ampliando il concetto, meglio ancora sarebbe se si riesce ad utilizzare una proprietà comunale inutilizzata; ci sono ad esempio ex chiese di proprietà comunale che si presterebbero benissimo, magari con una proposta di gestione in Finanza di progetto, a costo gratis per il comune. In pratica si realizzerebbe un minicimitero di urne su terreno demaniale, “sfiammando” le aree cimiteriali attuali, in genere in sofferenza.
Bisogna vedere cosa dice anche l’ASL.
Questa interpretazione (che tale si deve considerare) è stata contestata dalla SEFIT.
Ritornando all’Arciconfraternita, se invece si colloca la struttura in adiacenza al cimitero, si cede l’area al Comune e si paga la concessione, si può sicuramente fare, essendo in pratica un ampliamento del cimitero stesso, salvo che in questo caso si deve stare ad almeno 50 metri dalle abitazioni.
Bisogna vedere se il Comune è d’accordo, perchè deve modificare il piano regolatore cimiteriale.
Quello che si può fare su terreno privato è una “cappella gentilizia” non aperta al pubblico per i membri di una associazione tipo confraternita, Misericordia, congregazione, monaci di un monastero, Società per la cremazione SOCREM o simile.
Ma in questo caso bisogna disporre di un terreno in zona agricola con strada, anche pedonale, di accesso, purchè con distanza dalle abitazioni e vincolo di inedificabilità fino a 200 metri dal perimetro. Può assumere l’aspetto sia di una costruzione che di un campo di inumazione.
Lo statuto dell’associazione deve essere approvato dal Comune, che dovrà vigilare sulla sua applicazione nei riguardi degli aderenti e sulle condizioni di gestione.
Nel 2014 qualcuno aveva tentato di fare un deposito di urne con accesso solo agli autorizzati in un appartamento a Padova, ma è stato fatto chiudere immediatamente (terreno non demaniale e destinazione urbanistica incongrua).