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Apertura di tomba di famiglia per traslazione salma – autorizzazioni
Il caso riguarda l’apertura di una tomba di famiglia in concessione perpetua, per permettere ad uno degli eredi concessionari la traslazione della salma del proprio padre ad altra sepoltura, previa riduzione dei resti (salma del 1977);
8 eredi su 9 hanno dato autorizzazione all’apertura del sepolcro, il nono erede si rifiuta di dare assenso,
è possibile procedere d’ufficio al fine di dare seguito alla richiesta di estumulazione?
Comune di Civitavecchia (RM)
Prima di tutto chiariamo che la proprietà della tomba (es.: eredità) niente ha a che fare con il diritto di farcisi seppellire.
Il diritto (jus sepulchri) deriva dal solo fatto di essere parente, fino al grado di parentela stabilito dal Regolamento di PM comunale o, se non specificato, dalla giurisprudenza, con il o i fondatori del sepolcro, mentre la proprietà su terreno in concessione può essere di chiunque come qualsiasi proprietà immobiliare.
Quanto allo spostamento di una salma, possono decidere unicamente in primis il coniuge, e poi i parenti di grado più prossimo del defunto (es: figli/genitori), all’unanimità per legge statale (per analogia con la cremazione), o a maggioranza se permesso dal regolamento comunale di Polizia Mortuaria.
I Concessionari o i discendenti di questi, o gli eredi della tomba devono consentire l’accesso alla tomba a chiunque vi abbia dei cari (anche non parenti) sepolti per opere di pietas (sempre per giurisprudenza) qualora lo desiderino, e tanto più per accesso alla salma per ricollocarla altrove.
Pertanto:
A) sullo spostamento dei resti del padre di un avente diritto decide in primis la moglie/convivente e se questa fosse defunta, i figli all’unanimità (o a maggioranza se da Regolamento)
B) i concessionari o gli attuali aventi titolo in quanto discendenti del/dei fondatore/ri del sepolcro ovvero l’eventuale erede non possono opporsi all’estumulazione, anche se fossero tutti contrari, ma bisogna verificare la posizione del concessionario/erede non consenziente, non come concessionario/erede ma come parente del defunto; se ne fosse il figlio, potrebbe aver ragione in quanto non vi sarebbe unanimità o maggioranza dei parenti del defunto pari grado all’operazione.