Mancata autorizzazione all’estumulazione nella tomba di famiglia
Pongo un problema che si sta verificando nel sepolcro di famiglia, di cui il titolare della concessione, mio nonno, è venuto a mancare parecchi anni fa. Mio nonno, che è sepolto nel sepolcro di famiglia, ha 5 figli, tra cui mia madre che è venuta meno due mesi fa.
Il problema si pone perchè i posti nel sepolcro sono tutti occupati e attualmente non ci sarebbe posto per tumulare mia madre.
Ho chiesto il consenso ai miei zii (fratelli di mia madre), per poter procedere all’estumulazione dei resti mortali più antichi presenti nel sepolcro, ma mi è stato negato il consenso. Mia madre in quanto figlia del concessionario dal sepolcro ha diritto ad essere seppellita nella tomba di famiglia, ma fin quando i miei zii non concederanno l’autorizzazione all’estumulazione dei resti mortali di qualche altro defunto, ciò non potrà accadere. Mi trovo in una situazione complicata da questo punto di vista e chiedo se c’è un modo per poter procedere in mancanza dell’autorizzazione dei parenti più prossimi.
Privato
Il diritto di sepoltura in una tomba di famiglia è pari per tutti i famigliari del fondatore (discendenti) e si opera per premorienza, ovvero chi prima muore prima viene sepolto, fino a completamento dei posti salma.
E’ possibile cremare i resti mortali (dopo almeno 20 anni dalla tumulazione, termine oltre il quale il cadavere diventa resto mortale), rimettere nel loculo sia un feretro nuovo che l’urna cineraria del defunto precedente, ma per poterlo fare bisogna che tutti i parenti di pari grado più vicini affettivamente al defunto già sepolto siano unanimemente d’accordo.
La collocazione/movimentazione di un cadavere o resto mortale può essere decisa solo in primis dal coniuge (anche separato, ma non se divorziato) o convivente more uxorio, e secondariamente dai figli (o genitori) all’unanimità (o discendenti, se defunti questi).
A parte i casi previsti per scadenza, abbandono, retrocessione, decadenza, aprire una tomba senza il consenso di cui sopra può esporre al rischio di violazione di sepolcro art. 407 del C.P.: da 1 a 5 anni di reclusione.