Mancato ritrovamento di resti in una cassa sepolta in fossa
Mi chiamo Claudio Monti e sono un giornalista professionista (iscritto all’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna).
Per il giornale online Rimini 2.0 sto conducendo un approfondimento legato alle condizioni di un piccolo cimitero (S. Andrea in Casale) che si trova nel Comune di San Clemente (provincia di Rimini). La ragione è semplice: qui nel 1984 è stata sepolta una giovane di soli 23 anni, morta dopo essere stata investita da un’auto, Sandra Sabattini, che la chiesa considera venerabile e beata. Aprendo la cassa (in terra, non in loculo a muro), il 22/4/2009, la commissione incaricata dal vescovo di effettuare la ricognizione della salma, non ha trovato la minima traccia del corpo di Sandra Sabattini, nemmeno un più piccolo osso. Tomba completamente vuota. Il verbale redatto in occasione della ricognizione cita solo “alcuni frammenti metallici ed un paio di calzini di materiale sintetico” ma nessun resto mortale.
La causa fu attribuita “alla natura del terreno, umida e ricca di minerali e alla fragile costituzione” della ragazza. Altrove venne spiegato che “il terreno di questo cimitero è ricco di minerali, è molto acquoso perché ci sono falde acquifere capaci di sciogliere molto facilmente i corpi”.
Approfondendo questo argomento mi sono imbattuto nel vostro sito, davvero completo e ben fatto, per cui ho pensato di contattarvi.
Ho letto questo vostro contributo:
https://www.tuttosuicimiteri.it/wp-content/files/Mineralizzazione_cadaveri_e_terreni_rev_02.pdf
“Più si facilita la ossidazione (e quindi la ossigenazione) e più rapidi sono i processi trasformativi.
Per farlo, nella inumazione, si cercano suoli particolarmente adatti (sciolti, porosi, con poca umidità) o migliorati artificialmente…”
Si legge ancora che un “eccesso di acqua o umidità nei suoli” provoca “saponificazione” e non mineralizzazione completa. Che il “grado di umidità dei terreni” “incide peggiorando le condizioni di scheletrizzazione, se l’umidità è alta”. E che “il cadavere non può essere a contatto con la falda sia per questioni di inquinamento, che perché un corpo immerso in acqua tende a saponificare e non a mineralizzare”.
Mi pare quindi che la presenza di falde, di un terreno molto umido – che comunque dagli approfondimenti da me svolti (esiste una relazione geologica relativa al cimitero) non sussiste – avrebbe dovuto non favorire la mineralizzazione (che comunque significa trasformazione di un cadavere in ossa, mentre in questo caso le ossa sono “sparite” dopo soli 25 anni). Vorrei avere un vostro parere al riguardo.
Il secondo aspetto è il seguente: la normativa in materia di cimiteri (ho letto il D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285 ma non so se ci sia altro o se questo abbia subito modifiche sostanziali) dice che “Il terreno dell’area cimiteriale deve essere sciolto sino alla profondità di metri 2,50 o capace di essere reso tale con facili opere di scasso, deve essere asciutto e dotato di un adatto grado di porosità e di capacità per l’acqua, per favorire il processo di mineralizzazione dei cadaveri”, che “La falda deve trovarsi a conveniente distanza dal piano di campagna e avere altezza tale da essere in piena o comunque col più alto livello della zona di assorbimento capillare, almeno a distanza di metri 0,50 dal fondo della fossa per inumazione” e che “Il terreno del cimitero deve essere sufficientemente provveduto di scoli superficiali per il pronto smaltimento delle acque meteoriche e, ove sia necessario, di opportuno drenaggio, purché questo non provochi una eccessiva privazione dell’umidità del terreno destinato a campo di inumazione tale da nuocere al regolare andamento del processo di mineralizzazione dei cadaveri”. la domanda è: un cimitero con condizioni di presenza di acqua così abbondante come quella che avrebbe permesso la scomparsa del corpo di Sandra Sabattini, risulterebbe “anomalo”, non so se si possa dire non conforme alla legge? Lo stesso DPR precisa che “I campi destinati all’inumazione, all’aperto ed al coperto, devono essere ubicati in suolo idoneo per struttura geologica e mineralogica, per proprietà meccaniche e fisiche e per il livello della falda idrica”.
Un ultimo quesito, al quale probabilmente la vostra esperienza consente di rispondere: 25 anni sono un lasso di tempo sufficiente perché di un corpo inumato (in terra) scompaia ogni traccia?
Claudio Monti
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Le ossa sono minerali e qualsiasi sia la condizione del terreno o falda possono resistere centinaia se non migliaia d’anni nel terreno.
La “sparizione” delle ossa può essere dovuta solo a due cause:
1) il corpo non è mai stato sepolto in quella cassa
2) i resti mortali sono stati spostati da quella sepoltura dopo l’inumazione.
La presenza dei calzini mi fa propendere per l’ipotesi 2), presumibilmente nel periodo fra da dopo i 10 anni dalla sepoltura (tempo minimo di legge di permanenza in fossa) fino ai 25 dopo la sepoltura (apertura della cassa).
Si verifichi il registro cimiteriale, da cui si dovrebbe rilevare se c’è stata una movimentazione autorizzata; per legge, dopo 10 anni dalla inumazione si dovrebbe procedere alla esumazione e passaggio dei resti o in campo inconsunti per 5 anni e poi in ossario comune, o direttamente in ossario comune se al momento della esumazione risultassero completamente mineralizzati, a meno di richiesta di familiari di collocazione della cassetta contenente i resti ossei in loculo od ossarino.
Se si fosse verificata una condizione straordinaria nel terreno tale da sciogliere anche le ossa, si sarebbe riscontrato lo stesso fenomeno anche nelle fosse vicine, ma sembra che si tratti di un caso isolato.
Quanto al rispetto della normativa per quanto riguarda il terreno o l’altezza di falda, per la qualità del terreno molti comuni non redigono i piani regolatori cimiteriali (DPR 285/90), se ne fregano e nessuno (Azienda Sanitaria Locale) controlla; per l’altezza di falda succede lo stesso, ma qualora l’ARPA dovesse richiedere un adeguamento, si procede al rialzo dei campi con riporto di terra o richiesta di deroga.
Esempio: falda nel periodo di massima altezza a 2,20 metri sotto il piano campagna.
Alternativa A): si riporta uno strato di minimo 30 cm in modo che la falda rimanga 50 cm (minimo di legge) sotto il fondo cassa interrata a 2,00 metri.
Alternativa B): si chiede deroga ad ARPA/ASL a seppellire a 1,50 metri anzichè 2,00 (previsto possibile dalla normativa) in modo da avere 70 cm sotto il fondo cassa di franco.